10 anni commetteva un delitto che lasciò il mondo a bocca aperta, Gypsy Rose Blanchard è oggi una donna libera. Vi ricordate la storia della piccola costretta a fingere di essere malata affinché la madre potesse rubare generose donazioni?
La storia orribile di Gypsy Rose Blanchard
La motivazione che ha portato all’arresto di Gypsy Rose Blanchard parte ufficialmente nel 14 giugno 2015, quando la polizia di Greene County intervenne dopo aver ricevuto segnalazioni inquietanti da parte dei vicini, che avevano letto un preoccupante post su Facebook con la frase “Quella stronza è morta!” (“That Bitch is dead!”). L’irruzione nella casa di Dee Dee Blanchard portò alla scoperta scioccante della donna assassinata nel suo letto, mentre sua figlia Gypsy Rose era misteriosamente scomparsa.
Inizialmente pensarono a un rapimento, ma la verità era molto più scomoda di quanto si pensasse. Gypsy era abbastanza nota in quanto esposta ai vari media fin da quando era in fasce. La madre piangeva davanti alle telecamere perché la sua unica adorata figlia aveva leucemia, asma, distrofia muscolare e tanti altri disturbi che rendevano la sua vita un inferno.
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E a vederla, ci si impietosiva subito. Piccola, magra, senza capelli, con denti mancanti, si muoveva su una sedia a rotelle e aveva un sondino per l’alimentazione. Nessuno sapeva che quella fragile creatura era il perno centrale affinché le tasche della madre si riempissero. Soldi, vacanze, regali provenienti da tutto il mondo. Chiunque si attivava affinché i pochi anni di vita della bambina fossero migliori.
Ma ritorniamo al sospetto rapimento, la polizia ritrovò Gypsy nel Wisconsin con il fidanzato conosciuto online, Nicholas Godejohn. In quel momento, la svolta. La ragazzina, che in realtà aveva 24 anni (ma la madre gliene dava molti di meno per impietosire le persone) vuota il sacco e racconta la verità. Un’orrenda verità.
Gli abusi subiti dalla madre
Blanchard racconta gli abusi prolungati subiti dalla madre. La madre aveva creato una finzione intorno alla figlia, facendola passare per minorenne e affetta da disabilità, ottenendo così sostegno finanziario e materiale da medici e organizzazioni benefiche. Le rasava i capelli per fingere la chemioterapia, la costringe a prendere talmente tanti farmaci da farle cadere i denti, le asporta le ghiandole salivari, non le permette di andare a scuola e la picchia se non sta al gioco – se gioco vogliamo chiamarlo -.
Dee Dee Blanchard, apparentemente colpita dalla sindrome di Münchausen per procura, manteneva un regime di abusi fisici e psicologici per tenere soggiogata a sé sua figlia. Nel 2011 la ragazza conobbe un uomo a una convention fantasy, la madre la ritrovò in una camera d’albergo con lui. Distrusse il computer a martellate per impedire di chattare con qualcuno, ma la figlia continuò a farlo, aspettando che la madre andasse a dormire e connettendosi da un altro pc.
L’epilogo tragico si verificò quando Gypsy, sopraffatta dagli abusi non vide che un modo di uscire da quella misera vita: uccidere sua madre. Invitò il suo ragazzo virtuale a casa sua e pianificarono l’omicidio. Godejohn si introdusse di notte in casa, la ragazza gli diede un coltello e dei guanti, e così si ebbe la fine di Dee Dee.
“L’ho sentita urlare una volta – ha spiegato Gypsy Blanchard in merito all’omicidio della madre – e poi sempre più forte come in un film dell’orrore. [Dee Dee] ha chiesto: ‘Chi c’è nella camera da letto?’. E ha chiamato il mio nome circa tre o quattro volte. E a quel punto, volevo andare così tanto ad aiutarla, ma avevo così paura di alzarmi. È come se il mio corpo non si muovesse. Poi il silenzio”.
Nei successivi processi separati, Gypsy Rose accettò un patteggiamento, riconoscendo gli abusi subiti, e fu condannata a 10 anni di carcere per omicidio di secondo grado. Godejohn, invece, fu giudicato colpevole di omicidio di primo grado e condannato all’ergastolo nel novembre 2018. La storia di Gypsy Rose Blanchard ha suscitato un profondo interesse pubblico e ha messo in luce le intricanti dinamiche di abuso e manipolazione presenti nella sua relazione con la madre.
La libertà condizionale parte da oggi
A Gypsy è stata concessa la libertà condizionale a settembre e il Dipartimento penitenziario del Missouri ha programmato il suo rilascio per il 28 dicembre, tre anni prima della data di rilascio ufficiale. La ragazza ha chiesto che l’evento fosse in sordina, considerato l’interesse plateale della sua storia e il fatto che abbia più volte rilasciato interviste.
Dalla sua storia è stata anche tratta una recente serie televisiva, “The Act”.