Patrick Zaki, 3 anni di carcere; Giulio Regeni non ha azzeccato le previsioni

By Ana Maria Perez

Patrick Zaki e Giulio Regeni, annientati dallo stesso regime

Abbiamo scelto per parlare della condanna a Patrick Zaki la foto di un murale apparso a Roma: ritrae Giulio Regeni e Patrick Zaki, abbracciati, abbandonati ad un destino che per l’uno è chiaro, mentre per l’altro è pieno di ombre. Con tanti elementi in comune. Perché Patrick e Giulio hanno molto da dirsi, anche se non si sono mai incontrati e non s’incontreranno mai: ad accomunarli, l‘amore per l’Italia, la scelta di occuparsi delle cause umanitarie, la passione per la cultura e, infine, le sofferenze provocate da un regime ostico e punitivo che non perdona l’infedeltà.

patrick zaki e giulio regeni

Per approfondire:

Zaki, Von der Lyen, Marco Mengoni tra le nostre 7 pillole di martedì

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L’abbraccio tra Patrick e Giulio

Vedete il murale? Giulio, sorridente, cerca di infondere coraggio a Patrick; la nuvoletta parla chiaro: “stavolta andrà tutto bene“. Sì, perché la volta precedente, ossia, quella che è toccata a lui, non è andata per niente bene. Giulio Regeni è stato rapito e massacrato sette anni fa dal regime. E la sua morte non ha trovato (e riteniamo molto difficile che parlare al futuro servirà a qualcosa) ancora giustizia. A fare la parte del terzo incomodo, l’ombra, molto significativa.

Secondo voi, l’ombra che tenta di strappare con la mano visibile l’abito di Patrick, chi rappresenta? Perché per noi quella mano è il simbolo del futuro. Giulio non c’è più. Ma Patrick? Potrà essere ancora felice o si sentirà perennemente ostaggio e pedina di un gioco che non si confa alla sua forma mentis? Sarà la mano capace di dare un aiuto al bolognese d’adozione che ieri è stato condannato a 3 anni di carcere per un post?

Tre anni di carcere per un post

Patrick Zaki ieri è stato condannato a tre anni di prigione dal tribunale di Mansura, città dov’è nato. Dopo avere scontato 22 mesi di carcere (di cui alcuni di carcere duro), interrotta dalla scarcerazione nel dicembre 2021, ora dovrà scontare ulteriori 14 mesi, a meno che non accada un miracolo, cosa che la nostra Presidente del Governo, Giorgia Meloni, si augura.

L’unica speranza di fatto è che il generale Abdel Fattah Al Sisi decida di graziarlo, o di consentire che sconti il resto della pena in Italia, dove il 5 luglio ha conseguito la laurea e dove le Autorità si sono mosse per richiedere il suo rilascio.

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Abdel Fattah Al Sisi

Patrick fu arrestato all’aeroporto del Cairo il 7 febbraio 2020. Il giovane era accusato didiffusione di notizie false“, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e a crimini terroristici“. Per questo subì maltrattamenti e fu rinchiuso nella prigione di Tora. Dopo 10 udienze è rimasta in piedi l’accusa di diffusione di notizie false. La colpa? Di un articolo scritto nel 2019 su un giornale libanese. Il titolo era Displacement, Killing & Harassment: A Week in the Diaries of Egypt’s Copts. Patrick raccontava nel suo articolo come erano trattati i cristiani copti in Egitto. Il prezzo? 3 anni di carcere!

Giorgia Meloni: “il nostro impegno non è mai cessato e abbiamo ancora fiducia”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato “il nostro impegno per una soluzione positiva del caso di Patrick Zaki non è mai cessato, continua, abbiamo ancora fiducia“.

Di fatto c’è il sospetto che il trattamento riservato a Patrick Zaki sia una specie di ritorsione contro l’Italia, per avere cercato, instancabilmente, di rendere giustizia a Giulio Regeni. Come dire? “Mollate Regeni e noi molliamo Zaki“. Ma lo Stato Italiano, può starci ai ricatti? O preferisce continuare a trattare, percorrendo le strade istituzionali, con un Paese così importante e così strategico? Quanto vale una vita? Una democrazia? Di più? Di meno? Cosa ne pensate?

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